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BANKITALIA: NO AL DL 133/2013

Per: PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PARLAMENTO E ISTITUZIONI GOVERNATIVE

30.01.2014

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLCA
Sen. GIORGIO NAPOLITANO
Fax 06/46993125

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
On. ENRICO LETTA
[email protected] - [email protected]


AL VICE PRESIDENDENTE DEL CONSIGLIO E
MINISTRO DELL'INTERNO
On. ANGELINO ALFANO
[email protected] - [email protected]

AL MINISTRO DELL'ECONOMIA E FINANZE
On. FABRIZIO SACCOMANNI
[email protected]

UFFICO CONTROLLO INTERNO
TRASPARENZA E INTEGRITA'
[email protected]

DIPARTIMENTO PER I RAPPORTI CON
IL PARLAMENTO
[email protected]


PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
A TUTTI I SIGG. ON. MINISTRI DEL GOVERNO
PRESSO UFF. DEL SEGRETARIO GENERALE
[email protected]


ALLA 6^ COMMISSIONE PERMANENTE
FINANZE E TESORO
Presidente On. DANIELE CAPEZZONE
[email protected][email protected]


PETIZIONE POPOLARE IN RIGUARDO AL D.L. 133 30.11.2013
ED ALLA SUA CONVERSIONE IN LEGGE

DECRETO LEGGE IMU – BANKITALIA

I Cittadini Italiani, sottoscrittori della presente, nel merito del sopra citato decreto legge ed alla luce dei gravissimi accadimenti del 29/01 sera in Parlamento, nell'intento di preservare e difendere diritti costituzionali inalienabili e l'esercizio della democrazia, che è il fondamento della nostra Repubblica, oggi non più garantiti dagli standards di Governo


OSSERVANO ED OBIETTANO

IL CONTENUTO:

il decreto 133/2013 in oggetto, concerne due argomenti non correlati tra di loro, esenzione seconda rata IMU insieme al profondo e radicale riassetto della Banca d'Italia ed all'abdicazione definitiva dello Stato alla proprietà della stessa a Banche Private. I Parlamentari votanti sono stati messi nella condizione di esprimersi “a corpo” su due argomenti che non potevno, né dovevano, essere oggetto di un solo decreto. Le profonde e radicali modifiche all''Organo di Vigilanza del sistema bancario italiano, così come presentate con un decreto cumulativo, appaiono una chiara violazione delle libertà di voto dei Parlamentari e del diritto dei cittadini ad una sana ed oculata gestione dei beni pubblici.
La questione BANKITALIA va affrontata dalle Camere con un normale iter legislativo, non certo con un decreto, che costituzionalmente è misura d'urgenza.

PERTANTO

I CITTADINI SOTTOSCRITTORI CHIEDONO SPIEGAZIONI AL GOVERNO ED A TUTTE LE SUE EMANAZIONI IN INDIRIZZO ED AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, PUNTUALI E PRECISE MOTIVAZIONI A GIUSTIFICAZIONE DELLA SCELTA DEL GOVERNO DI UNIRE IMU E BANKITALIA IN UN UNICO DECRETO.

LA FORMA:
il decreto legge per le modifiche riguardanti BANKITALIA confligge apertamente con le norme costituzionali che vedono nel “decreto” l'improcrastinabile soluzione alle necessità di immediato intervento del Governo, su delega delle Camere, di adottare urgenti misure a fronte di situazioni di emergenza. Giova ricordare all'uopo, in linea generale e di principio, l'art. 76 della Costituzione, e non soltanto per la questione di specie qui in oggetto, ma ancor più perchè è ormai diventata prassi – da diverse legislature di diverso colore politico – adottare il decreto come sostitutivo permanente al naturale e costituzionale percorso di emanazione della legge. Non stiamo qui a disquisire sulle evidenti carenze che tale prassi, ormai consolidata, ha recato al Paese, sia nella confusione della norma, sia nella privazione del Parlamento del suo principale potere, quello legislativo, privazione che ricade sul Popolo Italiano poiché delegittima di fatto l'espressione del voto elettorale, espropriando i Parlamentari, eletti dai cittadini, di un diritto sancito dalla Costituzione, quello di legiferare, svuotandone di fatto la funzione essenziale. Ci basta qui evidenziare il lungo e pluriennale elenco di decreti convertiti in legge, rammentando agli indirizzatari tutti che il secondo comma dell'art. 77 della Costituzione Italiana individua la necessità di legiferare con decreto “in casi di straordinaria necessità e urgenza”.

NELLA FATTISPECIE I CITTADINI FIRMATARI DELLA PRESENTE CHIEDONO A TUTTI GLI INDIRIZZATARI CHE VENGANO CHIARITE QUALI SIANO LE STRAORDINARIE ED URGENTI NECESSITA' SOTTOSTANTI IL DECRETO 133/2013 E RIGUARDANTI LE MISURE SU BANCA D'ITALIA


NEL MERITO DEL CONTENUTO DELLE MODIFICHE A BANKITALIA:

Bankitalia è stata ufficialmente istituita, con licenza esclusiva di emissione di moneta e Istituzione monetaria e di vigilanza dello Stato, nel 1936 con Regio Decreto n. 375 del 12.3.1936, e dotazione di capitale sociale pari a 300 milioni di lire, in sostituzione dei 10 milioni precedenti.
L'attuale decreto 133/2013 MODIFICA IL CAPITALE SOCIALE PORTANDOLO A 7,5 MILIARDI DI EURO, CON RIVALUTAZIONE DELLE RISERVE.
Fino al 2005 gli azionisti di Banca d'Italia sono sempre stati occultati agli Italiani e solo da allora è stato possibile sapere che le partecipazioni di maggioranza appartengono a Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali, tra loro tra l'altro compartecipi reciprocamente, le quali rappresentano 142 voti su 535. Le altre partecipate sono tutte banche ed assicurazioni, ad eccezione di INPS e INAIL, che in tutto valgono 42 voti su 535.
Va ricordato che Banca d'Italia è Organo di Vigilanza in Italia, con funzioni pubbliche per conto dello Stato ed in coordinamento con le Istituzioni Monetarie Europee, tra cui:
a) assicurare la stabilità finanziaria e monetaria per lo sviluppo dell'economia
b) concorre alle decisioni sulla politica monetaria europea.
c) cura in Italia la parte attuativa dei disposti della politica monetaria europea, attraverso l'operatività bancaria e la gestione della riserva obbligatoria.
d) esercita funzione di controllo e vigilanza sul sistema bancario italiano.
e) è Tesoriera dello Stato per la gestione di incassi e pagamento delle istituzioni pubbliche.
f) in quanto Autorità di Vigilanza persegue una sana e prudente gestione degli intermediari
(banche, assicurazioni, SIM, SICAV, SGR), l'efficienza del sistema finanziario, l'osservanza
delle disposizioni che disciplinano la materia da parte dei soggetti vigilati.
va tra l'altro menzionato che – in forza delle funzioni istituzionali attribuite a Bankitalia – ed a seguito delle privatizzazioni delle banche di diritto pubblico, nel 1999 veniva proposto il disegno di legge n. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d'Italia”. Tale disegno di legge mirava a riportare la proprietà di Bankitalia in mano allo Stato – giacchè lo stesso aveva ceduto la proprietà delle banche di diritto pubblico con privatizzazioni (Banca Commerciale Italiana, Banca Nazionale del Lavoro, Istituto Mobiliare Italiano, Istituto Bancario Italiano, Banca Nazionale delle Comunicazioni, Credito Italiano ecc) e tali banche a loro volta erano le partecipate al capitale di Bankitalia, quindi di fatto alla privatizzazione delle Banche di Stato (IRI) era diventata conseguente l'estromissione del Ministero del Tesoro dalla proprietà di Banca d'Italia!!! Il disegno di legge fu discusso in Senato ma non fu mai approvato.
Va pure ricordato che la legge 262/2005 “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”, promulgata sulle macerie dei default di Argentina, Cirio, Parmalat e numerosi altri, che bruciarono i risparmi di molti italiani, tra le varie norme prevedeva anche il riassetto della proprietà di Banca d'Italia. La legge 262/2005 delegava a ulteriore provvedimento specifico, da emanarsi nei tre anni successivi, le norme per il passaggio della proprietà di Banca d'Italia dalle Banche attualmente proprietarie allo Stato Italiano. Il provvedimento attuativo non è mai stato emanato!
L'art. 4 del decreto legge 133/2013 definisce la Banca d'Italia “istituto di diritto pubblico e Organo di Vigilanza”.
La definizione di “istituto di diritto pubblico” che gli Organi Comunitari Europei danno è: “ qualsiasi organismo istituito per soddisfare specificatamente bisogni di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale”
Con sentenza n. 10 Novembre 1998 – Causa C-360/96, la Corte di Giustizia Europea definisce i parametri sostanziali che sono distintivi di un'Istituzione di diritto pubblico:
a) il possesso di personalità giuridica.
b) il fine statutario: soddisfare bisogni di interesse generale aventi carattere non industriale o commerciale.
c) la sottoposizione ad una influenza pubblica.

Nel merito delle circostanze sopra esposte, i cittadini sottoscrittori della presente istanza, in virtù dei diritti costituzionali e nell'interesse del Paese e del Popolo Italiano,

CHIEDONO CHE IL GOVERNO RISPONDA IN RIGUARDO A

1) quale sia la motivazione e la necessità che ha comportato la rivalutazione delle riserve della Banca d'Italia da 300 milioni di vecchie lire agli attuali 7,5 miliardi di euro.
2) Quali riserve siano state rivalutate
3) Quale incidenza negativa ed in quale bilancio (dello Stato Italiano o della Banca d'Italia?) abbia ancora rilevanza passiva la sottrazione delle riserve aurifere di 173 tonnellate di oro, che lo Stato Italiano dovette consegnare al Governo Tedesco, perchè preteso a titolo risarcitorio all'indomani dell'Armistizio dell'8 Settembre 1943.
4) Quale motivazione abbia l'attuale Governo nel voler cedere di fatto la Banca d'Italia alle Banche private, soprattutto con la consistente rivalutazione del Capitale Sociale, che farebbe certamente più comodo alle casse dello Stato, quindi anche a noi Italiani.
5) Come pensa l'attuale Governo di poter garantire la debita rappresentanza pubblica nelle politiche decisorie della Banca d'Italia, non avendone lo Stato Italiano la proprietà, né può bastare a soddisfare il requisito di “influenza pubblica” la mera rappresentanza di un funzionario del Ministero del Tesoro alle Assemblee degli azionisti. E' gravissimo che si voglia regalare proprietà e gestione di un Istituzione Pubblica a banche private; è chiaro che le banche proprietarie non possono essere sottoposte ad un corretto controllo e ad una reale vigilanza, perchè è evidente il conflitto di interesse tra la natura istituzionale di Banca d'Italia e l'assetto proprietario. E' chiaro agli occhi di tutti che gli adempimenti agli obblighi cui è tenuta Banca d'Italia, in ordine alla vigilanza ed al controllo del sistema bancario, sono già da anni inficiati dai vincoli di partecipazione al capitale delle banche private. La “resa” dello Stato al potere finanziario è conseguenza della farragginosa privatizzazione delle banche di diritto pubblico, resasi necessaria negli anni 95/99 per far cassa e rispondere ai parametri imposti dal Trattato di Maastricht, ove i Governi precedenti hanno consentito che lo Stato perdesse di fatto l'esercizio del controllo della vigilanza sul sistema, che è, e doveva essere, deputato al Ministero del Tesoro. Tuttavia era sempre rimasta aperta la questione del recupero del controllo dello Stato, con disegni di legge che dovevano attuarne il passaggio di proprietà, ancorchè mai approvati nel tempo. Più che un semplice rimando al futuro, la questione della proprietà di BANKITALIA ora - anche alla luce della complessa situazione di crisi mondiale - , appare invece un'orrida ragnatela, organizzata silenziosamente negli anni per ricalcare modelli di Banche Istituzionali, che sono sì Organi di Vigilanza del sistema finanziario, ma per gentile concessione di Stato, la cui proprietà però è privata, pertanto in grado di condizionare - per questioni di interesse privato e non pubblico -le politiche economiche di una Nazione, non già di accettarne l' assoggettamento al controllo. Questo Governo dimostra di piegarsi alla necessità emergente delle Banche Italiane di abbellire i propri bilanci, in vista dei prossimi stress test. Così decide di regalare al sistema bancario l'Organo di Vigilanza pubblico, con rivalutazione del capitale a ben 7,5 miliardi, sottraendo al Popolo Italiano, già in ginocchio, la possibilità di credere che le Istituzioni Governative sappiano individuare idonee soluzioni nella riduzione del debito pubblico, anche rivalutando per sé, e per TUTTI GLI ITALIANI, gli asset di valore, ANZICHE' ELARGIRE SENZA, APPARENTEMENTE, ALCUNA CONTROPARTITA. Le modalità con cui ciò sta avvenendo sono ingiuriose nei confronti dei cittadini italiani tutti, nei confronti della preservazione della democrazia e del rispetto dei doveri costituzionali del Parlamento stesso.
6) Dica il Governo come intenderebbe garantire a noi Italiani il puntuale e corretto espletamento delle funzioni di interesse pubblico e generale che la Banca d'Italia è chiamata a svolgere, anche in tutela del risparmio e della corretta applicazione delle norme nei rapporti contrattuali con le banche.


I CITTADINI SOTTOSCRITTORI CHIEDONO A GRAN VOCE CHE IL GOVERNO, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, INSIEME CON TUTTE LE PARTI POLITICHE IN PARLAMENTO ED AL SERVIZIO DEL POPOLO ITALIANO, RISPONDANO ALLE PRESENTI ISTANZE DI CHIARIMENTO , DEFINENDO ANCHE A QUALI CRITERI COSTITUZIONALI SI SIANO ISPIRATI PER PROMULGARE IL DECRETO 133/2013. CHIEDONO ALTRESI' CHE LE MODIFICHE STATUTARIE DELLA BANCA D'ITALIA PASSINO ATTRAVERSO UN IDONEO PERCORSO DI LEGGE E CHIEDONO QUINDI CHE TALE DECRETO SIA IMMEDIATAMENTE EMENDATO, CONSIDERANDO APPROVATE LE SOLE MISURE RELATIVE ALL'IMU E RIMANDANDO A ITER DI LEGGE L'INTERA QUESTIONE DEL RIASSETTO PROPRIETARIO BANKITALIA. MENZIONANO IN ULTIMO CHE LE LEGISLAZIONI PRECEDENTI AVEVANO GIA' AFFRONTATO LA MATERIA PREDISPONENDO PROVVEDIMENTI LEGISLATIVI E NON L'UTILIZZO DEL DECRETO, PERTANTO RICHIAMANO LE FUNZIONI DI CODESTO GOVERNO AD UN CHIARO SEGNALE DI RIPRISTINO DELLA COERENZA, SIA COSTITUZIONALE CHE LEGISLATIVA.





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